domenica 12 novembre 2006





Povero Guccini…

Lo ascolto almeno dal 1966 e confesso che i suoi magnifici testi — al di là della condivisione dei contenuti, ormai in gran parte svanita —, soprattutto all’epoca della collaborazione con i “Nomadi” hanno avuto un notevole influsso sulla mia Bildung… Vertici come "Canzone per un’amica", "Dio è morto" e "Il disgelo" credo siano difficilmente raggiungibili…

Con le sue canzoni voleva prima cambiare il mondo e poi contestarlo (rivoluzionari di professione compresi) in nome di un mix anarco-individualistico e retrò… emblema dei due ingredienti: “L’avvelenata” e l’album “Radici”…

Passi per la laurea honoris causa del 2002: i testi di Francesco sono il più delle volte bellissime poesie, che pochi laureati si sognerebbero nemmeno lontanamente di saper scrivere…

Ma che ora il giullare e provocatore Guccini si metta a frequentare davvero i parrucconi accademici e — lo racconta il Corriere di oggi — in uno dei convegni dell’Università di Bologna, incontrando Romano Prodi, lo abbracci e gli sussurri — immagino la sua voce roca e intrisa di Emilia — un banale e conformistico “resistere, resistere, resistere” — provocando la consueta risata sgangherata del premier — proprio no...


Non riesco a capire come una sensibilità e una visione della vita così libertaria, fatta di osterie e di invettive alla Cecco Angiolieri, possano sposarsi o solo trovare qualche barlume di rispondenza nel tetro regime di “normalizzazione”, in quell’autentica ingabbiatura a fine dichiarato di “tutoria” dell’incapace e anarchico — se non “pazzo” — cittadino italiano, che il Professore e i suoi soci governativi di estrema sinistra stanno costruendo intorno al corpo sociale in Italia?

Certo l’età in genere non è buona consigliera… Ma, anche se Guccini ha ormai sessantasei anni, proprio non me l’aspettavo…



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