lunedì 13 novembre 2006


Nel corso dell’udienza dell’11 novembre 2006 alla Fondazione Sacra Famiglia di Nazareth — fondata nel 1946 dal card. Domenico Tardini (1888-1961), segretario di Stato di Papa Giovanni XXIII e presieduta oggi dal card. Achille Silvestrini — e all’associazione laicale “Comunità Domenico Tardini” Benedetto XVI ha tenuto un discorso che, fra l’altro, sottolinea l’importanza dell’apostolato della cultura e mette a fuoco lo stile che deve caratterizzare l’intellettuale cristiano.

Ne riporto i brani salienti.

«La fede scruta l’invisibile ed è perciò amica della ragione che si pone gli interrogativi essenziali da cui attende senso il nostro cammino quaggiù.Può essere illuminante, a questo riguardo, la domanda che, secondo il racconto di Luca negli Atti degli Apostoli, il diacono Filippo pone all’Etiope incontrato sulla strada da Gerusalemme a Gaza: “Capisci quello che stai leggendo?” (At 8,30). L’Etiope risponde: “E come lo potrei se nessuno mi istruisce?” (At 8,31). Filippo allora gli parla di Cristo. L’Etiope scopre così la risposta ai propri interrogativi nella persona di Cristo annunciato con parole velate dal profeta Isaia. È dunque importante che qualcuno arrivi accanto a chi è in cammino e gli annunci “la buona novella di Gesù”, come fece Filippo. È qui adombrata la “diaconia” che la cultura cristiana può svolgere nell’aiutare le persone in ricerca a scoprire Colui che è nascosto nelle pagine della Bibbia come nelle vicende della vita di ciascuno. Ma non si deve dimenticare che il Signore si dice sfamato, dissetato, ospitato, vestito, visitato in ogni persona bisognosa (cfr. Mt 25,31-46). Egli dunque è pure “nascosto” in tali persone ed eventi. […] Unendo tra loro queste immagini e questi ammonimenti voi potete comprendere chiaramente quanto siano inscindibili la verità e l’amore. Nessuna cultura può essere contenta di se stessa finché non scopre che deve farsi attenta alle necessità reali e profonde dell’uomo, di ogni uomo. […] È dato di sperimentare come la parola di Dio richieda un ascolto attento ed un cuore generoso e maturo per essere vissuta in pienezza. I contenuti della rivelazione di Gesù sono concreti ed un intellettuale cristianamente ispirato deve sempre essere pronto a comunicarli quando dialoga con coloro che sono alla ricerca di soluzioni capaci di migliorare l’esistenza e di rispondere all’inquietudine che assilla ogni cuore umano. Occorre mostrare soprattutto la corrispondenza profonda che esiste tra le istanze che emergono dalla riflessione sulle vicende umane e il Logos divino che “si è fatto carne” ed è venuto “ad abitare in mezzo a noi” (cfr. Gv 1,14). Si crea così una convergenza feconda tra i postulati della ragione e le risposte della Rivelazione e proprio di qui scaturisce una luce che illumina la strada su cui orientare il proprio impegno. Nel quotidiano contatto con la Scrittura e gli insegnamenti della Chiesa si sviluppa la vostra maturazione sul piano umano, professionale e spirituale, e voi potete così entrare sempre più nel mistero di quella Ragione creatrice che continua ad amare il mondo e a dialogare con la libertà delle creature. Un intellettuale cristiano […] deve coltivare sempre in sé lo stupore per questa verità di fondo. Ciò facilita l’adesione docile allo Spirito di Dio e, al tempo stesso, spinge a servire i fratelli con pronta disponibilità.Potete desumere lo “stile” del vostro impegno da una parola di san Paolo alla comunità cristiana che viveva a Filippi: “Fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri” (Fil 4,8). È proprio in questa prospettiva che voi potete tessere un dialogo fecondo con la cultura, e recare il vostro contributo per far sì che tante persone trovino la risposta in Gesù Cristo. Sentitevi anche voi mossi dallo Spirito di Gesù, come avvenne al diacono Filippo che si sentì dire: “Alzati e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta” (cfr. At 8,26). Anche oggi […] non sono poche le “strade deserte” sulle quali vi troverete a camminare nella vostra esistenza di credenti: proprio lungo esse potrete affiancarvi a chi cerca il senso della vita. Preparatevi ad essere anche voi a servizio di una cultura che favorisca l’incontro di fraternità dell’uomo con l’uomo e la scoperta della salvezza che ci viene da Cristo […].

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