martedì 31 dicembre 2019


Italia: (non) è un Paese per vecchi
 
   Calo drammatico delle nascite e pol-verizzazione della famiglia: così l’annua-rio Istat per il 2020, secondo quanto ri-porta Mariolina Iossa (in Sempre più single sul Corriere della Sera, di oggi 31 dicembre 2019, a p. 9).
   Minimo storico il primo fenomeno — solo 435mila nati vivi —, mentre le famiglie sono composte per un terzo da single, per un terzo da coppie o genitori single con un figlio; due famiglie su dieci hanno quattro componenti; sei figli su dieci fra i 18 e i 34 anni vivono con i genitori: il resto è immaginabile.

   Le cause di questi trend esiziali sono molteplici, ma due di sicuro giocano in misura notevole: la pressione dello Stato attraverso la leva fiscale — ma non solo: oggi, per tutelare una miriade di pseudo-diritti, si sta rendendo complicato fino al parossismo ogni atto che il singolo privato o in veste professionale può voler compiere, così come il lavoro femminile senza ammortizzatori che consentano di conciliarvi i doveri familiari — sui singoli, sulle famiglie e sulle imprese e l’ascolto ai minimi termini al richiamo morale del cristianesimo.

   Non è solo la diffusione osmotica e onnipervadente dei paradigmi libertari del Sessantotto — quello “profondo”, non quello, effimero, dei gruppuscoli comunisti —, che privilegia edonisticamente “l’attimo fuggente”, gli amori a termine, la ricerca del puro piacere erotico, l’aggressione a ogni principio d’autorità o semplicemente permanente o duraturo, che pure ha il suo peso: è l’oggettiva constatazione che sic stantibus rebus non valga più la pena aggiungere valore — come è di evidenza solare nella riproduzione — perché poi qualcuno di esterno, d’impersonale, d’incoercibile immediatamente distrugge o parzializza questo magis. Oggi — anche se non da oggi — si è alzato il livello delle aspettative individuali dal sociale e dal pubblico — lo evidenzia bene Giovanni Orsina nel suo libro La democrazia del narcisismo — sia nel lecito sia nell’illecito per poi frustrare queste aspettative, nel concreto, con implacabile energia. Perché mettere al mondo figli oggi quando si può vivere meglio da soli, “acquistando” sul mercato tutti i “servizi”, figli compresi, che una unione matrimoniale può dare? Quanto alla frantumazione delle unioni stabili, premessa per quella drammatica riduzione del "autonomo" popolo a massa "amorfa" denunciato già da Papa Pio XII aglinizi degli anni 1950, è stato allestito tutto un “meccanismo” di elaborazione di questa frantumazione: doppie — quando non triple — case, doppi mobili, doppi elettrodomestici, doppi canoni e tariffe, doppie spese alimentari, doppi doni e regali, doppi nonni e così via.  Da un centro di consumo si è passati a una pluralità di centri di consumo e questo è decisamente un bel business.

   Su entrambi i fenomeni gioca palesemente anche l’eclisse o il tramonto dei valori parte integrante della fede cristiana e del buon senso. La sordità del “mondo” al Decalogo e al Vangelo insegnati dalla Chiesa non nasce oggi, ma raggiunge oggi, al di là delle spettacolarizzazioni massmediatiche della figura papale, uno dei punti più alti della storia dell’Occidente. Oggi, soffocata da altre e più potenti agenzie che veicolano modelli di com-portamento alternativi a quello cristiano — pensiamo che l’organo di stampa della Santa Sede raggiunge appena le seimila copie stampate! —, la fede, una fede altresì ab-bondantemente inquinata e soggettivizzata, è ormai patrimonio di minoranze sempre più in calo numerico. E la morale che ne deriva e che la Chiesa nelle sue pur numerosissime articolazioni territoriali e vocazionali insegna è ancor più esile come pratica e come dif-fusione. E questo non può non sollevare interrogativi sull’efficacia della “svolta” che la Chiesa di Roma ha intrapreso a partire dalla fine degli anni 1960 proprio per “rialzare” il tono della sua presenza nella società civile e fra le masse umane prodotte dalla crescente globalizzazione e a-moralizzazione dell’impresa economica.

   La tragedia è soprattutto vedere come questa costellazione di fenomeni a esito infausto, come si dice oggi, passi in non cale agli occhi di chi potrebbe e dovrebbe, non dico risolvere, ma almeno porre un minimo riparo al galoppante ingrossamento delle ferite… Nonostante gli sforzi meritori di tanti di singoli e coppie, problemi del genere possonoessere affrontati solo da soggetti dotati dei mezzi per intervenire su grandi entità collettive e complesse come le società occidentali a questo straordinario stadio di sviluppo dei mezzi di produzione e di comunicazione.
   La politica invece si disinteressa di questi handicap fatali, anzi li aggrava a ogni piè sospinto; la Chiesa, a sua volta, che pure non tanto tempo addietro parlava di "catastrofe antropologica", pare oggi non accorgersene o, quanto meno, non reagire: passano i de-cenni, il trend si aggrava, si studiano nuovi organi e nuove metodiche pastorali per ricuperare consenso ma lo scivolamento si accresce ogni giorno di più, le chiese si chiudono, si vendono o si demoliscono, i matrimoni religiosi crollano, le pratiche amorose e sessuali si allontanano sempre di più dalle regole religiose tradizionali, i legami familiari si sfilacciano e si disintegrano.


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