Italia: (non) è un Paese per vecchi
Calo drammatico delle nascite e
pol-verizzazione della famiglia: così l’annua-rio Istat per il 2020, secondo quanto ri-porta Mariolina Iossa (in Sempre più single sul Corriere della Sera, di oggi 31 dicembre 2019, a p. 9).
Minimo
storico il primo fenomeno — solo 435mila nati vivi —, mentre le famiglie sono
composte per un terzo da single, per un
terzo da coppie o genitori single con
un figlio; due famiglie su dieci hanno quattro componenti; sei figli su dieci fra
i 18 e i 34 anni vivono con i genitori: il resto è immaginabile.
Le cause di questi trend esiziali sono molteplici, ma due
di sicuro giocano in misura notevole: la pressione dello Stato attraverso la leva fiscale
— ma non solo: oggi, per tutelare una miriade di pseudo-diritti, si sta
rendendo complicato fino al parossismo ogni atto che il singolo privato o in
veste professionale può voler compiere, così come il lavoro femminile senza
ammortizzatori che consentano di conciliarvi i doveri familiari — sui singoli, sulle famiglie e sulle
imprese e l’ascolto ai minimi termini al richiamo morale del cristianesimo.
Non è solo la diffusione osmotica
e onnipervadente dei paradigmi libertari del Sessantotto — quello “profondo”,
non quello, effimero, dei gruppuscoli comunisti —, che privilegia
edonisticamente “l’attimo fuggente”, gli amori a termine, la ricerca del puro
piacere erotico, l’aggressione a ogni principio d’autorità o semplicemente
permanente o duraturo, che pure ha il suo peso: è l’oggettiva constatazione che
sic stantibus rebus non valga più la
pena aggiungere valore — come è di evidenza solare nella riproduzione — perché
poi qualcuno di esterno, d’impersonale, d’incoercibile immediatamente distrugge
o parzializza questo magis. Oggi —
anche se non da oggi — si è alzato il livello delle aspettative individuali dal
sociale e dal pubblico — lo evidenzia bene Giovanni Orsina nel suo libro La democrazia del narcisismo — sia nel lecito sia nell’illecito
per poi frustrare queste aspettative, nel concreto, con implacabile energia.
Perché mettere al mondo figli oggi quando si può vivere meglio da soli, “acquistando”
sul mercato tutti i “servizi”, figli compresi, che una unione matrimoniale può
dare? Quanto alla frantumazione delle unioni stabili, premessa per quella drammatica riduzione del "autonomo" popolo a massa "amorfa" denunciato già da Papa Pio XII agl’inizi degli anni 1950, è stato allestito tutto
un “meccanismo” di elaborazione di questa frantumazione: doppie — quando non
triple — case, doppi mobili, doppi elettrodomestici, doppi canoni e tariffe, doppie
spese alimentari, doppi doni e regali, doppi nonni e così via. Da un centro di
consumo si è passati a una pluralità di centri di consumo e questo è decisamente
un bel business.
Su entrambi i fenomeni gioca
palesemente anche l’eclisse o il tramonto dei valori parte integrante della
fede cristiana e del buon senso. La sordità del “mondo” al Decalogo e al Vangelo
insegnati dalla Chiesa non nasce oggi, ma raggiunge oggi, al di là delle
spettacolarizzazioni massmediatiche della figura papale, uno dei punti più alti
della storia dell’Occidente. Oggi, soffocata da altre e più potenti agenzie che
veicolano modelli di com-portamento alternativi a quello cristiano — pensiamo
che l’organo di stampa della Santa Sede raggiunge appena le seimila copie
stampate! —, la fede, una fede altresì ab-bondantemente inquinata e soggettivizzata,
è ormai patrimonio di minoranze sempre più in calo numerico. E la morale che ne
deriva e che la Chiesa nelle sue pur numerosissime articolazioni territoriali e
vocazionali insegna è ancor più esile come pratica e come dif-fusione. E questo
non può non sollevare interrogativi sull’efficacia della “svolta” che la Chiesa di Roma
ha intrapreso a partire dalla fine degli anni 1960 proprio per “rialzare”
il tono della sua presenza nella società civile e fra le masse umane prodotte
dalla crescente globalizzazione e a-moralizzazione dell’impresa economica.
La tragedia è soprattutto vedere
come questa costellazione di fenomeni a esito infausto, come si dice oggi, passi in non cale agli occhi di chi potrebbe e dovrebbe,
non dico risolvere, ma almeno porre un minimo riparo al galoppante
ingrossamento delle ferite… Nonostante gli sforzi meritori di tanti di singoli e coppie, problemi del genere possonoessere affrontati solo da soggetti dotati dei mezzi per intervenire su grandi entità collettive e complesse come le società occidentali a questo straordinario stadio di sviluppo dei mezzi di produzione e di comunicazione.
La politica invece si disinteressa di questi handicap fatali, anzi li aggrava a ogni piè
sospinto; la Chiesa, a sua volta, che pure non tanto tempo addietro parlava di "catastrofe antropologica", pare oggi non accorgersene o, quanto meno, non reagire: passano i de-cenni, il trend si aggrava, si studiano nuovi organi e nuove metodiche pastorali
per ricuperare consenso ma lo scivolamento si accresce ogni giorno di più, le
chiese si chiudono, si vendono o si demoliscono, i matrimoni religiosi
crollano, le pratiche amorose e sessuali si allontanano sempre di più dalle
regole religiose tradizionali, i legami familiari si sfilacciano e si disintegrano.
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