domenica 3 giugno 2018

PRIMO: NON FARSI IMPALLINARE...



L’abbiamo a lungo vista in azione contro Berlusconi: ora la stanno rispolverando, ancora potente e agguerrita. 
   Non alludo alla “gioiosa macchina da guerra” di occhettiana memoria, che si è schiantata contro il muro del centro-destra nel 1994: alludo alla “macchina del fango”, ossia al vasto armamentario di armi hard e soft, che sta per essere — anzi già lo è — rimessa in funzione contro il nuovo governo, concepito dagli "animali in via di estinzione", intransigenti nostalgici dell'età delle ideologie, come un abnormità e un affronto.

   Se fosse di qualche utilità, il primo suggerimento che darei ai nuovi governanti, anche se rispecchiano solo in certa misura il mio sentire, è questo: per almeno un mese dimenticatevi delle pur sempre più drammatiche urgenze del Paese e impiegate il vostro tempo a, come si dice dalle mie parti, “pararvi il didietro”, cioè a capire come sarete attaccati e come potrete resistere agli attacchi e contrattaccare. È un aureo consiglio che di norma si dà in ambiente aziendale alle persone investite ex novo di qualche responsabilità. Prima di tutto: evitare di essere impallinati. Quindi, dedicare tempo a capire chi è con noi o contro di noi e ad allestire “reti”, sì di relazioni ma anche di salvataggio.

   E come il nuovo governo potrà essere attaccato, avendo visto quanto accaduto negli anni passati, è tutto sommato semplice.

   Ci proveranno in primis e ad personam, spulciando a fondo i curriculum di chiunque ha o avrà — i sotto-segretari, ancora da nominare — un qualsiasi ruolo di responsabilità, con le accuse dettate dalla nuova “moralità” sancita ormai dalle leggi: estremismo, omofobia, incitazione all’odio, razzismo, filo-nazismo, rapporti con le mafie, corruzione e tutto il repertorio arcinoto. Da questo potranno nascere processi e sfiducie a singoli ministri o sotto-segretari.

   Quindi, il fuoco di sbarramento mediatico, arma potentissima dato che quasi tutti i circuiti mediatici di peso sono dominati da personale di sinistra, ergo intossicati dalle ideologie che ormai sono alla frutta.

   Ancora, le piazze: qui, più che le manciate di iscritti al PD o le “pantere grige” dei sindacalizzati, potranno avere un ruolo non piccolo le frange anarcoidi e anti-sistema, che producono danni politici esigui — a differenza di quelli materiali —, anche se si rendono visibili se non vistose nelle cronache. Ricordiamo Genova luglio 2001 — toh, un altro luglio genovese, dopo quello del 1960… —, a poco più di un mese dall’insediamento del secondo governo Berlusconi-Fini?

   Altro nemico da cui guardarsi: i poteri forti, quelli che “giocano” con le borse e con lo spread, che, se opportunamente “remunerati”, potrebbero riaprire vecchie ferite.

   In parlamento le opposizioni proveranno innanzitutto — certamente sulle leggi a sfondo bioetico — a spaccare i due partiti al governo, magari usando vecchi arnesi come il Cav., oppure a praticare l’ostruzionismo a tutto spiano.
   Importante sarà il ruolo degli apparati — lo si è visto per esempio in Regione Lombardia, quando vi è stato molti anni fa il regime change a favore del centro-destra —, i cui vertici sono stati nominati in stagioni ben diverse da quella attuale e i cui processi di rimpiazzo sono lentissimi. Molti ricorderanno la lamentela di Berlusconi, secondo cui dall’approvazione ai decreti attuativi di una legge ci volevano anni, il che rendeva difficile governare e riformare.

   Poi, Bruxelles, che ha, come si è più volte visto, potenti leve per imporre scelte in controtendenza con quelle del contratto di governo. Similmente anche gli alleati, Francia e Germania in prima fila.

   Infine — ma penso vi sia dell’altro —, con alta efficacia, la satira e la caricatura: già intravedo i vari Benigni, Crozza, Guzzanti, Vauro, e così via, pregustare l’innumerevole stuolo di macchiette e di gag che potranno lanciare.

Concludendo, se fossi Salvini — che è il partner oggettivamente più attaccabile della coalizione —, prima di tutto, cercherei di capire come prevenire e come allestire delle contromisure efficaci, pur nella consapevolezza della disparità dello scontro a vantaggio dell’avversario.

   Ma la cosa “prima-prima” da fare, se non si vuole andare a casa entro pochi mesi, è evitare le “sparate”, le dichiarazioni roboanti, i “finalmente”, gli “adess ghe pensi mi”, quando si sa che, sia per la gravità dei problemi da affrontare, sia per la struttura del potere italiano, sia per la precarietà del patto di governo, sia per la forza dell’opposizione negli “altri poteri” tipici dello Stato moderno, sia per esiguità di cultura politica — quanto meno i pentastellati — in possesso dei due partiti, i margini di libertà di azione, di potere autentico non sono poi così estesi. 

   In altre parole, dico: aiutatevi, se volete che Dio alludo almeno al rosario nelle mani di Salvini vi aiuti.

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