lunedì 21 luglio 2014



 
CONSERVATORE, DOVE VAI?

  Il PDL per molti era il ritorno della DC.

   La DC aveva un’ala trainante cattolico-democratica ma era altresì un contenitore di forze non esplicitamente cattoliche, quindi: liberali, monarchici, nazionali, conservatori, aggregati sotto la voce “anticomunismo”.

   Così il PDL aveva un’ala trainante liberale, ma raggruppava cattolici, conservatori, nazionali, aggregati sotto la voce “antisocialismo” o anti-PD.

   Dopo Tangentopoli la DC si riduce all’ala progressista — che va verso il PD —, mentre le altre componenti si disaggregano, andando verso Alleanza Nazionale, Forza Italia oppure cercando fortuna al centro per conto proprio.

   Così, dopo la caduta di Berlusconi — 201-2013 — e la rinascita di Forza Italia, il PDL — cioè Forza Italia — si sta riducendo alla sua componente liberale e laicista, mentre i conservatori e i nazionali rifluiscono in Fratelli d’Italia o tentano spericolate avventure autoreferenziali. E la novità è che, dopo le sortite filo-gay del “cerchio magico” di Berlusconi, Forza Italia sta perdendo massicciamente anche i rimanenti consensi cattolici e rischia di assottigliarsi bel al di là del 16,5% racimolato alle europee.

   Per questo diventa sempre più urgente trovare un’alternativa, che almeno controbilanci le spinte omologatrici e laiciste di Forza Italia.

   E questo non certo nella direzione di forze che indossano la linea politica e, di rimando, bongré malgré, la linea demoralizzatrice della famiglia e della morale sociale del premier.

   Forza Italia va abbandonata al suo destino, al suo inevitabile declino per mancanza di proposta che non sia la perenne esibizione di un leader benemerito, ma sempre meno presentabile, e per le gravi cadute di linea morale che evidenzia sempre più nitide.

   Che fare allora? Puntare su Fratelli d’Italia? O sulla Lega?

   O tentare ricostruire un fronte conservatore che indossi le tesi antieuropeiste di FdI e Lega e nel contempo apra fronti di proposta finora poco battuti, come la reazione contro la dittatura del fisco e dei giudici, il sostegno alla vita e alla famiglia?

  Ma, quesito demestriano, "vi sono ancora uomini" in Italia…?


domenica 20 luglio 2014



È  TEMPO DI CROCIATA?

   Le notizie di cronaca riferiscono di sempre nuove angherie e orrori perpetrati ai danni di cristiani residenti in Africa e nel Medio Oriente.
   Responsabili i gruppi islamici fondamentalisti, specialmente quelli di obbedienza sunnita. Non bastavano Boko Arakam e Al Quaeda e le altre milizie private politico-religiose: ora è la volta dello Stato Islamico dellIraq e del Levante, esteso fra Siria e Iraq, a proclamare la legge coranica, la restaurazione del califfato e la “dimmitudine”per i cristiani con un forte e violento invito a lasciare sui due piedi la zona eretta a nuovo califfato.
   Mai era successo quello che è accaduto a Mosul intorno alla metà di luglio di quest’anno: episcopio dato alle fiamme e famiglie cristiane abitanti da centinaia di anni in città e nei territori limitrofi minacciate di morte e costrette a lasciare le loro case senza portare nulla con sé, nemmeno i documenti d’identità.
Gli inviti al dialogo sono molti, pressanti e autorevoli, quanto assolutamente sterili. L’idea di guerra santa esterna e la pesante discriminazione che l’islam contiene scatena le sue più terribili conseguenze. Fra islam e cristianesimo non vi è nulla se non la spada, dicono i terroristi di Mosul. E probabilmente hanno ragione. La durezza monolitica del Corano, letto fra l’altro in maniera unilaterale e fondamentalistica, tollera forse un negoziato ma non sopporta alcun dialogo religioso.
   Contro queste posizioni non c’è niente da fare: l’unico linguaggio che comprendono è quello della forza ed è comunque un brutto affare, perché anche se sconfitte — vedi Israele — allignano e riaffiorano virulente poco tempo dopo.
Allora, come si può usare la forza per difendere i cristiani perseguitati dai fondamentalisti islamici ed evitare che il Medio Oriente si svuoti dei cristiani e divenga omogeneamente dar el islam?
   Ottocento anni fa, l’Europa cristiana seppe venire a soccorso dei fratelli della Terra Santa oppressi dai musulmani e impediti di andare pellegrini a Gerusalemme e sui Luoghi Santi. E lo fece con una mobilitazione straordinaria che durò un secolo.
   Oggi, quando i fratelli cristiani sono massacrati, cacciati dalle loro case, spogliati di tutto solo perché cristiani da un pugno di fanatici fra il bandito e il terrorista, l’Europa che cosa fa? Assiste inerte e afona.
La struttura diplomatica dell’Unione Europea, quella della baronessa Hashton, che costa al contribuente milioni di euro all’anno, troverà qualche modo per intervenire? E non parliamo, per carità di patria, della Chiesa, che mette la semplice idea di combattere una crociata per la fede fra i mali da cui purificarsi…
Purtroppo la diplomazia pare esulare dal quadro dei possibili rapporti con Stati non-Stati, classi dirigenti fantasma, aggregati di tribù senza sovrano, fanatiche e crudeli.
   Per cui resta la forza… Ma l’America latita, la Francia pensa più ai gay e l’Italia a incrementare l’emigrazione che ai cristiani di oriente e di Nigeria, la Russia pensa alla Crimea e la Germania al football.
   Allora? Come formare una lega per la salvezza dei cristiani? Pagando dei mercenari? Con un nuovo intervento armato americano-alleato?
   Pare l’unica possibilità… Ma Obama sembra anch’egli troppo occupato con i gay di casa sua che a difendere, come facevano il vecchio Ronnie o quel “semideficiente” — come lo hanno sempre dipinto i media liberal — di George W. Bush, la libertà dei popoli…

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