La stampa riferisce — è ella
stessa a raccontarlo — che la ministra Madia è stata quattro volte a Medjugorie,
diventandone una sorta di habitué.
Buona notizia, si potrebbe commentare. Ed è di certo così, visto che andare a Medjugorie,
a detta di tutti — e lo dice anche la ministra stessa —, fa bene allo spirito e
sapere che un personaggio pubblico desidera migliorare il proprio stato
interiore non può che far piacere. Soprattutto se si pensa a che genere —
discutibile — di vacanze e viaggi tanti suoi colleghi e colleghe hanno
intrapreso e stanno per intraprendere in questa strana estate del 2014.
C’è però qualcosa che suona storto,
nelle dichiarazioni autobiografiche della Madia. Di certo, frequentando il
paesino erzegovino e, chissà forse anche qualcuno dei veggenti, saprà che a
Medjugorie la Madonna non dà un giudizio particolarmente benevolo sulla piega
che sta prendendo l’umanità, che scivola sempre più nell’apostasia e nei vizi
morali verso un abisso dal quale, appunto, la Vergine vuole ritrarla, chiedendo
conversione, preghiera e digiuno.
Ebbene, se la ministra concorda
con questa diagnosi e concorda altresì con le misure da adottare per evitare il
castigo divino, come fa a militare in un partito italiano, il Partito
Democratico, la cui unica ragion d’essere e la cui “missione” di fondo è quella
di de-moralizzare gl’italiani, contribuendo in maniera massiccia e determinante
a quell’imbarbarimento, dovuto al distacco dalla fede e dal buon senso, che il
nostro Paese sta sperimentando a tappe forzate? Come concilia il messaggio di
Medjugorie con la politica in campo bioetico del suo partito? con i “matrimoni”
omosessuali che sta per introdurre anche da noi? con le pillole abortive
diffuse dalla regione Toscana? con l’ARCI Gay? con la rocciosa indifferenza all’estinzione
della famiglia naturale italiana? con la dissennata apertura all’immigrazione
afro-asiatica?
Le hanno mai insegnato che dalla
fede — dato che pare donna di fede — scaturisce una cultura e dalla cultura
cristiana una nozione ben precisa di politica e dei suoi principi, valori e
obiettivi? Sono questi principi e valori gli stessi del Partito Democratico? Oppure
si presentano diametralmente opposti alla dottrina morale e sociale della
Chiesa?
Credo che il candore con il quale
Madia concilia la sua presenza in un partito postcristiano e postmoderno come
il PD, nonché in un esecutivo, come quello di Renzi, che, palesemente in
difficoltà sulle “riforme” rilancia sulla demolizione della famiglia, si
spieghi con la drammatica de-acculturazione che si è creata negli ultimi
decenni negli ambienti cattolici, dove si è relativizzata non solo la forma di
governo, ma anche la dottrina della società stessa, finendo per portare agli
ultimi estremi la subordinazione della visione cattolica della politica alle
ideologie più radicali della modernità postsocialista e postcristiana. Gramsci
fu facile profeta quando pronosticò il “suicidio” dei cattolici democratici: un
suicidio che ha preso e prende la forma non solo della totale assenza di
contrapposizione a dottrine palesemente ostili, se non nelle forme, nella
sostanza, alla visione cristiana della vita, ma anche nella sua piena integrazione
in programmi di radicale distanza da un se pur minimo progetto cristiano. Madia
è l’emblema di quel cattolicesimo svigorito, ormai appiattito totalmente — senza complessi
— sulle ideologie “progressiste”, storicamente nemiche di ogni progetto di
ricostruzione cristiana e naturale dell’ordine civile.
Ma, al di là del caso della
ministra, è questo il punto su cui riflettere amaramente: come
mai il cattolicesimo politico, nonostante gl’insegnamenti dei papi, nonostante
i moniti per esempio di un Augusto Del Noce o di un Gianni Baget Bozzo, è
finito così in basso?
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