Uno strumento per navigare fra i banchi di nebbia e gli scogli della società "liquida" moderna... per "fare il punto"... e per trovare approdi sicuri... Riflessioni a-periodiche di storia, politica e varia umanità.
venerdì 6 gennaio 2012
UNA SANTA ALLEANZA
A ROVESCIO?
La vicenda dell'"anomalia" ungherese posta sotto pressione da parte degli eurocrati di Bruxelles, degli Stati Uniti e del Fondo Monetario Internazionale sta rivelano sempre più il vero volto della unione di Stati di cui è parte integrante il nostro Paese.
L'attacco pregiudiziale, scatenato a freddo, quanto meno in termini mediatici, solo in base a una presunta eterogeneità della carta fondamentale magiara rispetto ai principi della UE, senza alcuna negoziazione con l'interessato; l'uso cinico della leva finanziaria, aizzando contro un piccolo Paese centro-europeo la speculazione mondiale che, come si sa, conta soggetti dalle capacità ben più ingenti di quelle di un piccolo soggetto statale; la minaccia di sanzioni pecuniarie rivelano di primo acchito che nel caso della UE si tratta di un soggetto con cui non si scherza, come forse qualcuno dalle nostre parti ingenuamente ha potuto pensare. Le armi di cui si serve, infatti possono essere considerate le armi — incruente ma non per questo meno armi — autentiche con cui oggi si combattono i conflitti "asimmetrici" nel mondo globalizzato e neutralizzato: i media, la finanza, l'infiltrazione degli organismi sovranazionali.
Ma, al di là del modus operandi pesante e poco leale, traspare qualcosa di più. E cioè che siamo di fronte a una unione concepita da alcuni come un impero della democrazia, come un organismo tenuto insieme non tanto dalla convenienza, ovvero dal bene comune, delle nazioni che ne fanno parte ma da un collante ideologico.
Se il paragone non fosse del tutto irriverente, verrebbe in mente una sorta di Sacro Impero, dove ciò che è sacro non è il sacro vero nomine — il cristianesimo, che legittimava l'unione medievale, era un valore metafisico, non brutalmente politico come nel caso della UE — bensì dei principi e dei valori che si credono unici e universalmente benefici, ergo indiscutibili e da indossare sotto pena di grave sanzione. Una sorta di Repubblica tendenzialmente universale dove regnano il secolarismo, una libertà tendente alla licenza e una eguaglianza sempre più obbligatoria fra gli "altri" e i "piccoli", mentre fra questi e "chi conta", i "grandi", deve vigere un vallum invalicabile.
Anzi, più che un "sacro" impero, l'Unione, da come si comporta verso il "diverso" — ancorché limitatamente diverso —, appare piuttosto una Santa Alleanza rovesciata, che, invece che pensare a salvare l'euro, vigila zelante e occhiuta sui popoli liberi affinché non smarriscano le vie della democrazia e del "politicamente corretto", intenzionata a intervenire con la forza per restaurare quesi valori, qualora presuntivamente violati.
Spero che l'Ungheria, il cui ultimo sovrano è stato il beato Carlo d'Austria, nazione che non ha avuto paura di sfidare il comunismo moscovita e di reagire con le armi all'invasione dei carri armati con la stella rossa sappia anche in questo frangente, in cui si trova sola come nel 1956 — colpisce, per inciso, il pilatesco silenzio dei media cattolici ufficiali davanti alle sorti di un Paese la cui Costituzione contiene principi fra i meno lontani dalla dottrina sociale cristiana —, resistere contro un avversario ancora una volta cento volte più potente.
A margine di quanto detto, a chi pensa che lo Stato nazionale non serva più a nulla — e che in genere si mostra assai informato in termini di "poteri forti" — mi sento di suggerire di seguire con attenzione quanto accaduto con ultima tappa l'Italia e quanto accadrà con prossima tappa in Ungheria e di riflettere accuratamente su quanto potrebbe contare per esempio una Padania, ancorché regione ricca e avanzata — ma si potrebbe predere a esempio la Baviera —, davanti ai disegni e al fanatismo ideologico della élite eurocratica.
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