La stampa italiana è davvero una potenza: è talmente forte che è capace di plasmare addirittura la realtà. Come vi riesce? Non sempre con mentendo, ma semplicemente ritagliandola, facendo un collage di spezzoni di fatti per costruire una immagine complessiva da essi difforme. Lascio per un attimo da parte la cronaca politica che di questo patisce in maniera “cronica” – mi si passi il bisticcio terminologico – per soffermarmi su un piccolo episodio di cronaca. Nelle recenti alluvioni di Genova e del Levante ligure sono emerse precise responsabilità – non voglio condannare senza processo, per questo non dico “colpevolezze” – delle autorità comunali e regionali.
Ora – questo è il fatto che voglio sottolineare – non è mai stato detto che chi governa il Comune di Genova e la Regione Liguria è esponente di rilievo - nel secondo caso un ex ministro della Repubblica – del Partito Democratico.
Nemmeno Avvenire, che sicuramente non fa parte dello schieramento di cui è centro il secondo partito politico del Paese, ha osato pronunciare il nome del Pd.
E questo sarebbe questo un modo ineccepibile di comportarsi, se fosse parte del codice deontologico comune del giornalismo.
Ma così non è e pare invece, questo della stampa, un atteggiamento di oggettivo favoreggiamento nei confronti di chi governa a sinistra.
Provate a pensare che cosa sarebbe successo se fossero stati coinvolti dei rappresentanti del centrodestra, della Lega o del PdL.
Avremmo visto le loro facce sbattute in prima pagina con tanto di didascalia e di n. di tessera!
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