domenica 29 gennaio 2023

 

A VOLTE RITORNANO...

 


Strano questo ritorno alla ribalta del settantenne Gianfranco Fini, ex “delfino” di Giorgio Almirante, ex fondatore di Alleanza Nazionale, ex presidente della Camera dei Deputati, ex promotore di Futuro e Libertà, ex, infine, speranza — per il suo passato militante, per la sua autorevole leadership e per le sue idee corrette nelle questioni bioetiche — della destra politica italiana in età berlusconiana.

Strano per due motivi: la sconfitta fattuale e grave della sua prospettiva di trasformare la destra in un partito radicale-nazionale, con agenda bioetica opposta a quella cattolica cosa che, salvo mea culpa pubblici, dovrebbe indurlo a tacere per sempre; quindi, il momento in cui la rentrée avviene, ovvero dopo che la filiazione maggiore del suo ex partito torna al governo in posizione di supremazia e dà segni — per ora solo segnali deboli — di riprendere in qualche misura il percorso di Alleanza Nazionale, cioè di voler passare da una prospettiva nazionale tout court a una prospettiva conservatrice-nazionale.

L’endorsement, non eclatante ma preciso e diffuso, dato dalle cronache — tuttora “strozzate” dall’egemonia della sinistra — alla sua sortita in pubblico di Napoli pare eloquente. Mentre vi sono notizie di ricompattamento della “destra sociale” di Gianni Alemanno in prospettiva critica dell’attuale leadership, la ricomposizione di una “sinistra” nazionale intorno a Fini potrebbe essere letta come il tentativo interno di equilibrare possibili derive “reazionarie” di FdI e/o, ad extra, come una manovra — alquanto goffa in verità ­ — di portare la guerra, nell’incapacità della sinistra in crisi di combatterla in maniera frontale, entro il campo nemico, di “dialettizzare” cioè le “anime” della destra e di creare ulteriori ostacoli intestini al governo di Giorgia Meloni, dopo gl’impulsi narcisistico-senili di Silvio Berlusconi — altro sconfitto storico — e il protagonismo incauto di Matteo Salvini e di qualche altro personaggio che ha morso il freno negli anni di astinenza da governo.

Che Fini sia stato introdotto a suo tempo nel “salotto buono” della politica — forse a quelli di Davos serve oggi qualche commis che si dia da fare nella instabile area di destra — e che mosse opache non gli siano aliene sono fatti ormai storici: speriamo che gli anni di silenzio lo abbiano cambiato...

Le cronache dei prossimi mesi ci diranno se si tratta di una ipotesi maliziosa come auspico — oppure di un pronostico corretto.

 

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