mercoledì 3 gennaio 2007


Ma da che parte stanno?

L’attuale governo vede la partecipazione di ingenti aliquote delle forze politiche dell’estrema sinistra paleo- o neo-comunista. In Italia, dopo la frammentazione del monolite marxista-lenininista gramsciano, seguita alla decomposizione dell’Urss, nei primi anni Novanta del secolo scorso, queste forze — sia nella loro veste partitica sia per la loro presenza nei sindacati — avevano assunto su di sé quel ruolo di natura «tribunizia» — ossia di difesa degli interessi delle classi lavoratrici contro il disagio imposto dalla globalizzazione, cavalcata invece alla grande dall’altro spezzone, quello maggioritario, rappresentato dai Democratici di Sinistra — già proprio, fra i tanti, del vecchio Pci.

Ora, stranamente per certi versi, si assiste a fatti che paiono contraddire questo ruolo. La legge finanziaria del 2007, a detta di molti — e non passanti della strada — una fra le più sbilanciate a sinistra di questi ultimi decenni, avrebbe dovuto riflettere in misura lampante questo carattere.
Tuttavia non mi pare sia così. Colgo questa contraddizione almeno in due provvedimenti di quella congerie sterminata — oltre 1300 — misure piccole e grandi di questo gigantesco maxi-strumento legislativo.
Il primo: oltre a quelli per le analisi mediche, crescono i ticket per gl’interventi dei reparti di pronto soccorso degli ospedali di carattere non urgente; il secondo, cresce la tassa di proprietà dei veicoli a emissione di polveri a livello cosiddetto «euro 0» per stimolarne la rottamazione.
Entrambe le novità hanno uno scopo dichiarato e peraltro condivisibile: la prima, abbattere i costi della sanità, la seconda ridurre un inquinamento atmosferico dagli alti costi sociali.
Però: si è pensato — e se lo si è fatto che cosa ci si è risposto — che delle cure del pronto soccorso approfittano soprattutto i più deboli finanziariamente: gli anziani, gli extra-comunitari, gli ospiti in transito? e si è pensato che chi possiede veicoli «euro 0» è in maggioranza appartenente alle categorie più povere, per le quali è già un grosso problema mantenere un veicolo, ma che se lo impongono a tutti i costi pur di disporre un mezzo di locomozione privato — anche perché la sfiducia verso quelli pubblici è ormai generalizzata — che consenta di fare la spesa al supermercato — il negozio all’angolo non esiste più — o per recarsi dal medico o per andare ad aiutare i figli o per quei pochi giorni di vacanza?
Come si può pensare che i pensionati o i poveracci possano avere oggi il denaro per permutare la vecchia auto con una in regola, nonostante i «succosi» incentivi governativi? E poi, fra l’altro, il problema dell’inquinamento oltre soglie accettabili esiste solo in alcuni centri urbani ad alta densità di circolazione, non in tutto il paese e il provvedimento del governo Prodi, come di sua natura, colpisce indiscriminatamente dalla Valtellina a Lampedusa…
Non vi erano alternative a quella di colpire i ceti più esposti, quelli che i neo-comunisti e le centrali sindacali — il cui nerbo è ormai formato da pensionati — dovrebbero per definizione difendere?

La scorsa estate, quando nasceva la «manovra» prodiana, Roma fu tappezzata di manifesti a colori in cui ci si felicitava — demagogicamente — perché questa volta anche i ricchi avrebbero pianto.
Ma a me pare che ancora una volta a piangere sarà solo la povera gente, punita dall’ennesima mazzata… Non mi pare di fare della demagogia segnalando questi due piccoli punti, che mi paiono estremamente eloquenti di una mentalità e di una logica — e di un personale politico — vetero-stataliste e anti-popolari, da dismettere al più presto.

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